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Otsuchi Future Memories
Una stanza qualunque, o la capanna buia d’un villaggio. Basta una lametta acquistata al mercato, un coltello af lato o solo un vetro rotto. A volte ago e lo, oppure le spine di un rovo selvatico. Le donne di casa tengono ferma la bambina, mentre un’estranea viene pagata per in iggerle un dolore che non dimenticherà mai.
Per 200 milioni di donne al mondo, il passaggio dall’infanzia all’età adulta è marchiato con il sangue di una mutilazione genitale. Dalla recisione del clitoride al raschiamento delle piccole labbra, no alla rimozione di tutti i genitali esterni e a una stretta cucitura che lascia solo un piccolo foro per il usso mestruale e le urine, da lacerare la prima notte di nozze. È un rito ineluttabile, in certe società, che “puri ca” le donne dalla loro stessa femminilità, le sottomette nella sofferenza rendendole vergini a vita, refrattarie al piacere sessuale e dunque mogli fedeli.
Lo tsunami che si è rovesciato sul Nord-Est del Giappone l’11 marzo 2011, creato dal terremoto più forte che avesse mai colpito il Paese e causa a sua volta del disastro nucleare di Fukushima, ha avuto una portata senza precedenti. I centri abitati lungo la costa sono stati devastati da onde alte fino a 40 metri, che si sono spinte nell’entroterra fino a 10 km.
Otsuchi, città di pescatori nel distretto di Iwate, fu probabilmente la più colpita. Circa il 10% della popolazione morì o risultò dispersa e il 60% degli edifici abitati furono irrimediabilmente danneggiati. Il sindaco e molti impiegati comunali persero la vita e l’attività amministrativa di Otsuchi si paralizzò. In mezzo a un caos del genere le persone iniziarono a recuperare le foto di famiglia che trovavano fra i detriti della città, per cercare di mantenerne viva la memoria.
Il progetto è una documentazione visiva della distruzione e della perdita, composta dall’unione dei ritratti dei sopravvissuti di Otsuchi con le foto di famiglia trasportate lontano dallo tsunami e salvate dall’acqua. Fotografie dai colori ritoccati e fotografie in bianco e nero sono presentate insieme. In questo accostamento l’importanza dei colori diventa cruciale. Le fotografie distrutte sono immagini deformate e confuse, alterate dall’effetto dell’acqua salata che crea nuovi colori o mischia quelli originali. Queste tonalità sono riesaminate con un’operazione di archeologia cromatica e sono usate per colorare i ritratti in bianco e nero dei sopravvissuti. I colori sono un ponte fra passato e presente che instaurano un dialogo tra loro.
Otsuchi Future Memories vuole essere una riflessione sulla relazione dinamica che esiste tra le fotografie di famiglia e la nostra memoria, nel momento in cui accadono simili tragedie. Lo tsunami ha provocato considerevoli danni materiali, la morte di persone e la distruzione di intere comunità. Ma soprattutto, i sopravvissuti si trovano ad affrontare l’intangibile perdita dei propri ricordi e della propria identità, per cui le foto di famiglia giocano un ruolo fondamentale.