Skip to main content

The Forest Knows

In collaborazione con


    Logo Fondazione Guglielmo Giordano

Dal pomeriggio del 25 fino al 28 aprile 2023 insieme a Seed Festival, a Perugia nella Chiesa di San Francesco al Prato, esponiamo il progetto fotografico The Forest Knows di Nicoló Lanfranchi. La mostra è a ingresso gratuito e fa parte del programma di Seed – Design Actions for the Future (Perugia – Assisi, 24 – 30 aprile 2023), progetto vincitore dell’avviso pubblico Festival Architettura – II Edizione, promosso dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della Cultura.

The Forest Knows

Mostra fotografica di Cortona On The Move, realizzata da OTM Company in collaborazione con Aboca e Fondazione Guglielmo Giordano. Progetto di Nicoló Lanfranchi & Davilson Brasileiro, immagini Nicoló Lanfranchi, curatela di Paolo Woods.

The Forest Knows è una favola vera nascosta nella foresta. È la storia del popolo Asháninka del villaggio di Apiwtxa nell’Acre (Brasile) fondato dai fratelli Piyãko in Brasile, protagonisti e visionari del nostro tempo.
Benki Piyãko, uno degli otto fratelli, sciamano e attivista ambientale ormai seguito ben oltre i limiti della foresta, ha portato avanti un’azione di rimboschimento dell’Amazzonia, piantando con le sue stesse mani milioni di alberi e lottando per preservare il territorio e la cultura degli Asháninka, coinvolgendo organizzazioni internazionali, star di Hollywood e semplici cittadini per sostenere questa missione. Il suo lavoro, insieme a quello dei suoi fratelli, ha permesso di trasformare terre un tempo devastate in una rigogliosa foresta di cibo, frutta e piante medicinali.
Il villaggio di Apiwtxa ha così raggiunto la sicurezza alimentare e l’autonomia, e il suo popolo ha potuto mantenere un equilibrio tra il loro stile di vita, la loro cultura e la modernità.

Grazie a questa esperienza, la comunità di Apiwtxa è diventata un esempio per tutte le popolazioni indigene, dimostrando che è possibile proteggere la natura e mantenere vive le proprie tradizioni.

Dopo una lotta iniziata nel 1988 con l’approvazione di una nuova Costituzione in Brasile nel 1988 che garantiva i diritti dei popoli indigeni, nel 1992 la comunità Asháninka ha ottenuto, il titolo legale su circa 870 chilometri quadrati di foresta parzialmente degradata lungo il fiume Amônia, in Brasile. Da allora è cominciata una trasformazione sorprendente.
Gli Asháninka sono un antico popolo guerriero originario delle Ande che si stabilì nella foresta amazzonica diventando partner militare e commerciale degli Inca, vendendo tesori della foresta come pelli di giaguaro e piume di uccello. Gli Asháninka non sono mai stati sottomessi, nemmeno dagli spagnoli, ed erano per questo considerati dei guerrieri invincibili.

 

Storia di Apiwtxa

Oggi gli Asháninka del fiume Amônia sono isolati e devono viaggiare per molte ore in barca per raggiungere la città più vicina. Mantengono però stretti legami con le comunità Asháninka del Perù, dove vive la maggior parte della popolazione indigena Asháninka composta da circa 60.000 persone.

Negli anni Ottanta hanno iniziato a rivendicare il proprio diritto sulla terra nella quale hanno vissuto per secoli. Il loro territorio – Terra Indigena Kampa do Rio Amônea – è stato delimitato nel 1992 e l’Associazione del fiume Amônia Apiwtxa è stata registrata ufficialmente l’anno successivo.

Apiwtxa
, che significa “unità”, è anche il nome del villaggio. Questa parola è sacra per il popolo Asháninka, in quanto indica l’anteposizione degli interessi collettivi a quelli individuali ed è uno dei principi chiave su come deve essere gestita la comunità.

Il 23 settembre 1992 Benki Piyãko – lo sciamano attivista conosciuto come il Dalai Lama dell’Amazzonia – e circa 450 membri degli Asháninka do Amônia sono migrati lungo il fiume Amoninha arrivando a stabilire un avamposto da cui difendere il loro territorio, la Terra Indigena Kampa do Rio Amônia, in Brasile.

Dopo essersi insediati, costruiscono un nuovo villaggio vicino al fiume Amônia, su due ex pascoli di bestiame di circa 40 ettari. Progettano e attuano uno stile di vita sostenibile e in gran parte autosufficiente, mantenuto e protetto dal retaggio culturale e dalla spiritualità indigena che assicurano la resistenza alle invasioni del mondo esterno.

Sviluppano un piano di utilizzo sostenibile del territorio basato sull’agroforestazione (sistema agricolo promiscuo in cui è possibile combinare nello stesso appezzamento di terreno la coltura di specie arboree e agrarie alle attività zootecniche), sulla raccolta di prodotti forestali non legnosi e diffondono la buona gestione ben oltre il proprio territorio.

Gli Asháninka iniziano a riforestare l’area che era stata disboscata e intraprendono un inventario delle noci e dei frutti autoctoni che possono essere raccolti in modo sostenibile nel loro territorio. Da allora, milioni di alberi sono stati piantati intorno ad Apiwtxa e producono in abbondanza frutti locali tra cui burití, banane e cupuaçu. Apiwtxa ha anche un vivaio nel quale la popolazione coltiva alberelli da esportare, mentre raccoglie in modo sostenibile prodotti come l’açai e l’olio di murumuru, una pianta di palma autoctona.

Gli Asháninka rifiutano l’idea che l’umanità sia separata dalla natura e che quest’ultima sia soggetta alla prima. Per loro le piante, gli alberi, gli animali, gli uccelli, le montagne, le cascate e i fiumi possono parlare, sentire e pensare e sono legati ad altri esseri in relazioni reciproche. Il decotto psichedelico costituito da alcune piante amazzoniche in grado di indurre un effetto visionario definito ayahuasca (la pianta Banisteriopsis caapi che gli Asháninka chiamano kamarãpi) ha insegnato loro le intime connessioni tra gli esseri presenti sulla terra.

I rituali aiutano le persone a sviluppare la propria coscienza, guidandole verso la conoscenza di sé e gradualmente verso una profonda conoscenza delle altre persone e degli altri esseri. I progetti di vita degli abitanti di Apiwtxa, tratti dalle visioni sciamaniche e plasmati dalle interazioni con il mondo non indigeno, si basano sulla protezione e sul nutrimento di tutta la vita nel loro territorio.

Gli abitanti di Apiwtxa parlano poco, osservano con uno sguardo che sembra scrutarti nelle pieghe dell’anima, non fanno quasi mai domande, vivono in un tempo scandito dal ciclo delle stagioni, del giorno e della notte, della luce e dell’oscurità. Fin da bambini, abituati al silenzio, all’attesa, all’osservazione, ascoltano i sogni e il mondo dello spirito, sanno tuffarsi nell’inconscio per uscirne con delle risposte.

Nicolò Lanfranchi The Forest Knows

Aboca

L’uomo potrà, se vorrà, trovare in natura i rimedi a tutti i suoi mali”.
Valentino Mercati, fondatore di Aboca

In natura. È qui che da sempre Aboca ricerca le risposte ai problemi di salute delle persone, nel rispetto dell’organismo e dell’ambiente.
Lo fa da oltre 40 anni, con prodotti 100% naturali e biodegradabili che seguono la prima regola del sistema vivente, la circolarità.
Dalla coltivazione biologica, alla ricerca scientifica fino alla produzione, è sempre escluso l’utilizzo di sostanze artificiali lungo tutto il processo. Dentro ogni prodotto Aboca ci sono valori e conoscenze, perché non può esistere una reale salute senza sostenibilità.
Aboca è una Società Benefit, certificata B Corp, con il proprio lavoro si impegna a portare un beneficio per la comunità e per l’ambiente.
Perché natura per Aboca significa futuro.

Nicoló Lanfranchi

Si divide tra Berlino e Milano.
Oltre al suo lavoro di fotografo di moda, commerciale e di ritratto, Nicoló è appassionato di fotografia narrativa e documentaria. Negli ultimi anni ha condotto ricerche su temi legati all’ambiente, alla migrazione e ai diritti dei popoli indigeni per ong come Amnesty International e Greenpeace.
Il suo lavoro fotografico e audiovisivo racconta storie incentrate sulle persone. Lanfranchi ha pubblicato i suoi progetti su giornali come Der Spiegel, The Guardian e Internazionale, e ha fondato la cattedra di storytelling presso IED Milano.