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Uncut
Una stanza qualunque, o la capanna buia d’un villaggio. Basta una lametta acquistata al mercato, un coltello af lato o solo un vetro rotto. A volte ago e lo, oppure le spine di un rovo selvatico. Le donne di casa tengono ferma la bambina, mentre un’estranea viene pagata per in iggerle un dolore che non dimenticherà mai.
Per 200 milioni di donne al mondo, il passaggio dall’infanzia all’età adulta è marchiato con il sangue di una mutilazione genitale. Dalla recisione del clitoride al raschiamento delle piccole labbra, no alla rimozione di tutti i genitali esterni e a una stretta cucitura che lascia solo un piccolo foro per il usso mestruale e le urine, da lacerare la prima notte di nozze. È un rito ineluttabile, in certe società, che “puri ca” le donne dalla loro stessa femminilità, le sottomette nella sofferenza rendendole vergini a vita, refrattarie al piacere sessuale e dunque mogli fedeli.
Secondo l’Unicef, le vittime del “taglio” rituale sono concentrate in 30 Paesi del mondo, 27 dei quali si trovano nel continente africano. Il Parlamento Europeo stima la presenza nella UE di 500mila donne immigrate portatrici di una ferita che comporta gravi conseguenze sanitarie e complessi percorsi d’integrazione.
Le immagini in mostra fanno parte del progetto UNCUT, nato da un’idea di Emanuela Zuccalà, che indaga in profondità il tema delle mutilazioni genitali femminili. UNCUT (uncutproject.org) è un web-documentario che racconta come in tre Paesi africani – Somaliland, Kenya ed Etiopia – le donne si siano coalizzate per dire basta a questa pratica crudele. Una storia corale che restituisce testimonianze di dolore, di coraggiose battaglie per i diritti femminili e, in molti casi, di successo ed emancipazione. C’è Sadia Abdi, in Somaliland, che dopo aver sottratto la sorella minore all’in bulazione, ha fondato 53 gruppi di donne in tutto il Paese per chiedere una legge contro le mutilazioni genitali. Ci sono Faith Mpoke e Lucy Itore in Kenya, due caparbie Masai che salvano le bambine dal “taglio” mandandole a scuola. E le madri af datarie di West Pokot, in un’altra area del Kenya, che accolgono nelle loro capanne le ragazze in fuga dal rito di sangue. Mentre in una valle isolata e rovente dell’Etiopia del Sud, Fatma e Talaado insegnano agli uomini che mogli e glie, se rispettate nella loro femminilità, porteranno salute e benessere all’intera comunità.
Progetto
Uncut di Simona Ghizzoni
Numero foto
35 Stampe (dmensioni diverse)
Tipo
Immagini a Colori e in b/n stampate su SMARTX 1cm bordato nero
Dimensioni
Guarda la scheda tecnica
Allestimento
Sistema a scorrimento sul retro in forex da applicare al muro Provvediamo all’invio del materiale (Titolo, Introduzione + biografia autore) di cui viene fornito il testo in inglese e in italiano
Specifiche trasporto:
Imballo in pluriball